Capire che si può

04.09.2020 - 12:07 | Christian Possa

Chi può dire a dodici anni di creare una propria trasmissione radiofonica? Tobias può dirlo. È uno dei nuovi partecipanti al progetto «Reporter mobili».

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In qualità di reporter mobile, Tobias ha imparato a fare delle interviste ad estranei.

Tobias ha un ampio ventaglio di hobby. Gli piacciono il karate, gli sport acquatici in genere, legge spesso, gioca volentieri al computer come tanti suoi coetanei, è affascinato dalle cose telecomandate e, per questo, fa volare regolarmente i suoi droni. A proposito di altezza: il dodicenne vuole arrivare in alto anche professionalmente. «Dopo il liceo voglio fare un master. Poi vedremo quello che ne sarà di me dopo, magari diventerò attore, cardiochirurgo o uomo d’affari con un’azienda in proprio.» Tobias è però sicuro di una cosa, ossia che fare radio ha incrociato positivamente il suo cammino. «Facendo radio, ho imparato ad esprimermi in modo che le persone mi ascoltino.»

E com’è arrivato in radio questo giovanotto della regione Hinterthurgau? Tramite la tecnologia. Sua mamma aveva mandato lui e suo fratello alla Digiweek tenutasi presso il Villaggio per bambini. È quindi entrato in contatto con la powerup_radio ed è scattata subito la scintilla. Ma a Tobias non piace solo l’aspetto tecnico, ossia l’utilizzo di registratori e programmi di montaggio. Per lui è quasi più importante la musica. «Quando si prepara un intervento e si cerca la musica adatta, si possono scoprire molte cose nuove.» Ma c’è anche un terzo aspetto che lo affascina del fare radio: la possibilità di avvicinare altre persone ai propri interessi con un intervento e spiegar loro i vari aspetti correlati. «Voglio che le persone che ascoltano capiscano anche come funziona.»

Al momento Tobias sta preparando un intervento di dieci minuti per la prossima puntata. Parlerà dei giochi del computer, o meglio di come vengono programmati. Non è un compito semplice. Ma a Tobias piacciono le sfide e, durante i workshop del Villaggio per bambini, ha appreso come semplificare contenuti complessi o a cosa deve prestare attenzione quando fa un’intervista. Stavolta, però, dovrebbe uscirne un semplice pezzo illustrativo. Tobias ne spiega molto apertamente il motivo. È stato difficile trovare una persona esperta e qualificata in questo campo. «E non ho avuto il coraggio di chiederlo alle aziende.» Quest’affermazione non deve ingannare e far credere che il dodicenne, nei suoi meno di nove mesi come reporter mobile, non abbia già accettato delle belle sfide. Ad esempio, ha avuto il coraggio di condurre un’intervista nel Villaggio per bambini in una trasmissione in diretta svoltasi in lingua inglese, ricorda ancora entusiasta Mariel Diez, l’educatrice di riferimento dei programmi radiofonici, nonché una delle responsabili del progetto.

Susan Hamilton si sta impegnando con tutte le sue forze e sostiene suo figlio al meglio delle sue capacità. «Dall’inizio, a novembre, si sentiva che Tobias era diventato già più indipendente». Inizialmente lei lo aiutava ancora a strutturare gli interventi. Ma in realtà, sin dall’inizio, ha voluto lavorare in autonomia, con tutte le conseguenze del caso. «Fortunatamente ha lottato e l’ha avuta vinta», ricorda ripensando a quei giorni. «Credo che sia un prezioso successo nel processo di apprendimento, poiché vede che è in grado di portare a termine le cose da solo.»

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