«Colours of Peace»
Interattività e creatività per la pace e i diritti umaniNel quadro del progetto «Colours of Peace», giovani adulti provenienti dal Vicino Oriente si sono confrontati in parte con gli adolescenti provenienti dalla Svizzera con temi concernenti i diritti umani, quali l’identità, la (mancanza di) pace o i privilegi. Durante le due settimane di progetto, gli adolescenti hanno elaborato anche dei piani di azione che metteranno poi in pratica nei propri Paesi nativi.

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Nel mese di agosto, il Villaggio Pestalozzi per bambini ha condotto per la prima volta il progetto «Colours of Peace» a Trogen, il quale ha affrontato in diversi modi i temi identità, pace e diritti umani. A tal fine, circa 40 adolescenti compresi tra i 16 e i 18 anni provenienti dal Vicino Oriente e dalla Svizzera hanno partecipato a workshop diversi tra loro, che avevano tutti un aspetto in comune: erano tutti colorati. Letteralmente e metaforicamente.
«In uno dei workshop, abbiamo fatto ricorso ad un collettivo di artisti nostri amici e raffigurato lo spettro che va da mancanza di pace a pace con i colori corrispondenti – dal grigio ai colori sgargianti», così ricorda Daniel Zuberbühler, educatore dei progetti di scambio interculturali e uno dei responsabili del progetto. L’obiettivo di questo progetto d’arte interattivo e creativo è stato quello di confrontarsi con la propria interpretazione di questa dualità, esprimendosi in modo artistico. In questo modo, gli adolescenti hanno riflettuto sulla propria realtà, decostruito schemi e comportamenti radicati e discusso delle conoscenze acquisite, integrandole infine nel loro “essere in cammino”.
Nonostante in «Colours of Peace» sia sempre al centro il divertimento, le e i partecipanti – gli«Agents of Change» – si sono confrontati sulle sfide sociali che si vivono nei propri Paesi d’origine e, in base ad esse, hanno elaborato insieme delle vision per il futuro. Iniziate con un’utopia trasognante, esse sono poi confluite in piani d’azione concreti. Concreti perché i piani sono stati implementati a casa una volta conclusosi il progetto, il quale è stato realizzato in collaborazione con la Fondazione Giovanni Paolo II e il sostegno finanziario di Movetia*. Zuberbühler afferma: «I giovani adulti dovrebbero capire il privilegio che hanno nel poter accumulare esperienze qui, nel Villaggio Pestalozzi per bambini, e portarle nel mondo in prima persona, moltiplicandole».
Due ragazze hanno organizzato una maratona dal motto «Run fasta, eat pasta!», un altro gruppo ha realizzato un’applicazione che aiuta le giovani donne ad avere maggiore sicurezza in sé stesse e le incoraggia a «non avere paura di avere opinioni diverse dagli altri» seguendo il principio «Our life, our choice». Zuberbühler afferma: «Questo ci mostra che una maggioranza delle e degli adolescenti partecipanti ha avuto un vero e profondo interesse ad immergersi nel progetto».
*Movetia promuove scambi, mobilità e cooperazione nel campo della formazione professionale e continua, nonché del lavoro giovanile – in Svizzera, in Europa e in tutto il mondo.