Ma chi è Martin Bachofner?
Il nuovo direttore generale non è una persona scontata. Versatile e intraprendente nel suo modo di pensare, combina con disinvoltura aspetti della personalità che possono apparire opposti: presente, chiaro, aperto oltre che visionario, analitico e creativo. Questa versatilità si riflette nella sua carriera non convenzionale e lo rende perfetto per svolgere i suoi nuovi compiti presso la Fondazione Villaggio Pestalozzi per bambini.

Martin Bachofner ha gettato le basi della sua carriera professionale studiando giurisprudenza all’Università di San Gallo (HSG) e terminando in seguito un Master in economia con focus sull’imprenditoria all’Università del Liechtenstein. «Mi ci sono voluti nove anni per studiare all’Università di San Gallo», racconta ridendo. Ma nel frattempo ha fatto anche un bel po’ di cose: servizio militare, viaggi all’estero e vari lavori come studente lavoratore. Nato a Berna, entra nel mondo professionale come consulente aziendale e come docente nella formazione degli adulti. Poi il suo percorso lo fa approdare alla casa editrice Marquard Media di Monaco di Baviera. In seguito, lavorerà come mano destra e sinistra del proprietario di una società di servizi finanziari del Paese: 270 dipendenti, nell’ambito della gestione patrimoniale classica e filantropica.
«Con il tempo, è cresciuto in me il desiderio di creare cose più tangibili, di avere più a che fare con le persone e di assumere anche un ruolo di leadership più concreto.» Così Martin Bachofner volge le spalle al settore finanziario. Per sette anni guida le sorti dell’ente del turismo di Gstaad-Saanenland, dopodiché dirige l’organizzazione turistica Bern Welcome. Nonostante la sua partenza improvvisa, serba dei bei ricordi del tempo che vi ha trascorso. «Avevo un team eccezionale che, sotto la mia guida, voleva cambiare le cose e fare la differenza.» Il fatto che ci fossero diverse idee di strategia aziendale tra il consiglio di amministrazione e l’amministratore delegato è qualcosa che accade sempre nel mondo del lavoro. «Come amministratore delegato ci si espone e si ha in genere meno margine di manovra.»
A Martin Bachofner si sono aperte sempre diverse opportunità nella sua vita. Tra queste, rientrano anche le offerte che gli sono state fatte di partecipare ad una missione dell’ONU o al dispiegamento per la Kosovo Force (KFOR), che all’epoca egli rifiutò. L’interesse che ha per il mondo del no profit ha inizio molto tempo fa.
Pensatore ed esecutore
In ambito direttivo, Martin Bachofner vede dei parallelismi tra un’organizzazione turistica e un’organizzazione no profit: «Sono attività fatte di persone.» Naturalmente è consapevole di non avere né esperienza nella cooperazione allo sviluppo, né un background pedagogico. «Ma ho ottimi colleghi e colleghe ad ogni livello che lo conoscono molto meglio di me.» E questo è esattamente il suo modo di intendere il concetto di leadership: «Riuscire a impiegare il know-how e i talenti presenti a favore del successo del tutto.»
Grazie alla sua personalità, Martin Bachofner sente di avere gli strumenti adatti per svolgere il suo nuovo lavoro. È molto analitico, ma mostra contemporaneamente una buona dose di competenze sociali, leadership e creatività. «Da un lato sono riflessivo e razionale, dall’altro c’è invece un Martin emotivo e appassionato. Sono realista e pragmatico e, allo stesso tempo, un sognatore pieno di idee.» E questo lato emerge. Quando vede dei giovani che molestano un’anziana, quando sugli autobus i passeggeri vengono minacciati con dei colli di bottiglie rotte o quando una persona non sgombera la corsia d’emergenza in autostrada. In tale situazione egli interviene, consapevole e controllato. «Sono cose che non possono essere ammesse e non si può semplicemente guardare dall’altra parte per paura o comodità, bisogna intervenire e uscire dalla propria zona di comfort.»