In fuga: non avere una patria significa soffrire
09.11.2017 - 14:33 | Michael Ulmann… così disse una volta il celebre scrittore russo Fjodor Michailowitsch Dostojewski. Ogni anno, innumerevoli persone sono costrette ad abbandonare la propria patria e rischiare la vita per trovare un futuro migliore. Fuggono all'interno del loro paese o cercano rifugio oltre i confini nazionali. Circa la metà di loro sono bambini. La Fondazione Villaggio Pestalozzi per bambini si batte per loro.

Non ci sono mai state tante persone in fuga: alla fine dell'anno scorso le persone bisognose di aiuto erano circa 65,6 milioni. Per quasi 1/3 si tratta di profughi interni, cioè persone che scappano all'interno del loro paese. Un terzo è invece costituito da profughi, persone che abbandonano la loro patria.
Motivi di fuga
Le persone sono costrette a fuggire per molti motivi. Spesso si tratta di moventi politici o religiosi, dell'appartenenza a una determinata nazionalità, a un gruppo sociale o etnico. Le persone sono perseguitate a causa del loro sesso, del colore della pelle, della loro origine o dell'orientamento sessuale. Per le donne o le ragazze, la causa della fuga può essere anche un matrimonio forzato, per i ragazzi un reclutamento forzato. In alcune regioni, la fuga può essere causata anche da catastrofi naturali.
Rifugiati: oltre i confini nazionali
I rifugiati abbandonano il loro paese perché lo stato non è più in grado di o non vuole proteggerli. Per questo sono costretti a fuggire, e non possono tornare in patria senza correre rischi. Più della metà dei profughi di tutto il mondo proviene da tre paesi: la Siria, seguita dall'Afghanistan e dal Sud Sudan.
Spinti dalla paura e con la speranza di un futuro migliore, ogni giorno migliaia di rifugiati rischiano la vita per entrare nell'Unione Europea. Molti di loro scelgono la pericolosa fuga attraverso il Mediterraneo; la rotta principale porta in Italia e Spagna, o alternativamente in Grecia, passando per la Turchia. Un'altra rotta arriva all'UE passando per la terraferma, attraverso i Balcani occidentali.
Poiché non esistono possibilità legali di accesso, ai rifugiati non resta che rivolgersi ai trafficanti di vite umane. Per compiere questo viaggio, molti non solo pagano moltissimi soldi, ma spesso anche con la vita, perché trasportati da imbarcazioni non idonee alla navigazione e sovraccariche.
La Fondazione Villaggio Pestalozzi per bambini aiuta i giovani richiedenti asilo
La Fondazione Villaggio Pestalozzi per bambini offre ai rifugiati una patria temporanea al Villaggio Pestalozzi per bambini a Trogen, nell'Appenzello: da maggio 2016, l'opera assistenziale per i bambini mette a disposizione due abitazioni a una trentina di adolescenti minorenni non accompagnati. Sono accompagnati assistiti dall'Associazione tipiti. Il programma di integrazione è finanziato dal Canton Appenzello Esterno in base alle leggi svizzere in materia di asilo.
Profughi interni: fuga entro i confini del paese
Il gruppo più grande di persone bisognose di protezione – i cosiddetti profughi interni – fugge entro i confini del proprio paese. Alla fine del 2016 si contavano circa 40 milioni di persone di profughi interni. Il motivo più frequente della fuga è un conflitto armato che coinvolge la popolazione. Spesso succede anche che appartenenti a determinati gruppi etnici e religiosi o (presunti) avversari politici siano scacciati da un territorio. Gli sfollati che fuggono devono spesso percorrere a piedi tragitti molto lunghi, e il più delle volte non hanno niente da bere e da mangiare. Non di rado sono perseguitati e derubati da gruppi armati.
Le persone giovani hanno bisogno di prospettive
Quasi la metà delle persone in fuga sono bambini; molti di loro scappano dalle regioni di crisi senza la loro famiglia. Dopo questo doloroso distacco, devono cavarsela da soli, affrontando le difficoltà e i pericoli della fuga. Capita spesso che all'interno del paese siano reclutati da soldati, costretti al lavoro forzato o violentati. Se abbandonano il paese devono affrontare pericolose vie di fuga. Sovente sono vittime di trafficanti di esseri umani. I loro diritti – tutela contro la crudeltà, lo sfruttamento e la persecuzione e non ultimo il diritto alla formazione – sono calpestati.
Diritto alla formazione: l'opportunità di condurre una vita autonoma
I bambini e gli adolescenti profughi sono stati strappati ai loro sistemi d'istruzione; il diritto alla formazione viene loro negato. Ma è proprio nei campi profughi che l'insegnamento ai bambini è particolarmente importante: oltre a offrire loro l'opportunità di condurre una vita autonoma, le offerte formative li distraggono dalle difficoltà quotidiane e danno una struttura alle loro giornate.
A causa dell'annoso conflitto armato, nel Myanmar/Birmania innumerevoli persone fuggono oltre i confini o all'interno del paese in campi profughi, dove la Fondazione Villaggio Pestalozzi per bambini insieme a organizzazioni partner difende i diritti dei bambini offrendo loro possibilità di formazione. I giovani sfollati che giungono nei campi ricevono sostegno didattico per recuperare le lezioni perse durante la fuga. Essendo traumatizzati, i bambini ricevono anche assistenza psicologica – finché non sono in grado di frequentare la scuola pubblica.
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