Come funziona la collaborazione allo sviluppo?
02.05.2016 - 10:58 | Christin EugsterL’aiuto allo sviluppo – come si chiamava una volta – è diventato una vera collaborazione. Non si tratta di fornire un aiuto per la sopravvivenza a breve termine, ma di produrre un cambiamento durevole. Nei paesi in via di sviluppo, per elaborare i progetti si tiene conto della situazione di volta in volta presente. Ma cosa significa questo nei fatti? Un esempio da El Salvador illustra come si organizza e attua un progetto.

All’inizio: La situazione a El Salvador e contesto del progetto
In questo paese dell’America centrale regna la violenza; nel 2015 ha realizzato un triste record, con 18 omicidi al giorno. Inoltre, il 30 per cento della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Per bambini e giovani, non è un ambiente favorevole. Ecco gli antefatti del progetto a El Salvador: il ministero dell’istruzione ha stabilito recentemente che bambini e giovani devono frequentare la scuola a tempo pieno; tuttavia, le istituzioni d’istruzione non ne hanno i mezzi e quindi la scuola dura solo mezza giornata. Ne consegue che i bambini e giovani passano il tempo libero sulla strada, dove assistono spesso a episodi di violenza o entrano a loro volta a far parte di bande giovanili. Inoltre, le lezioni obbligatorie non riescono a coprire tutte le materie e lasciano grandi lacune.
2013: L’idea del progetto
Insieme alla nostra organizzazione partner Glasswing, è nata l’idea di far dare lezioni e sostegno a bambini e giovani da insegnanti e volontari di aziende locali, nei pomeriggi e nei weekend. I contenuti dei corsi sono scelti in modo che i giovani possano completare la loro istruzione formale. A lungo termine si vogliono organizzare i corsi creando un modello adottabile da altre scuole.
2014: Fase preparatoria
Come primo punto il team del progetto, composto da collaboratori della nostra Fondazione e dell’organizzazione partner, ha stilato un primo programma a grandi linee illustrando i problemi da risolvere, i compiti dei partecipanti e gli obiettivi del progetto. Il team ha dapprima analizzato i deficit del programma didattico obbligatorio di El Salvador, per poi definire la tipologia dei corsi.
2015-2018: Fase I
Un’analisi delle esigenze degli alunni ha mostrato che non sono sufficientemente sostenuti soprattutto in quattro ambiti: comunicazione, arte e cultura, scienza e tecnologia e sport. In una prima fase abbiamo insegnato a volontari e insegnanti a trasmettere i contenuti in modo vivace e creativo per mantenere viva la voglia di imparare di bambini e giovani. Nell’agosto 2015, quindi, a Quetzaltepec e Nuevo Cuscatlán 104 bambini hanno partecipato durante le vacanze per quattro settimane ai cosiddetti «club estivi». Nel marzo 2016 sono cominciati in nove scuole con circa 6500 bambini e giovani i primi corsi regolari che stanno riscuotendo molto successo.
Il Futuro: Prospettiva
Al termine della prima fase, il progetto sarà valutato da esperti indipendenti che analizzeranno successi e difficoltà, adattando i punti chiave. In una fase successiva è in programma la formazione continua di altri volontari e insegnanti, per offrire più corsi. In una terza e ultima fase si realizzerà un modello di club scolastico e si promuoverà la sua diffusione. In futuro, quindi, dovranno esserci club scolastici nel maggior numero possibile di scuole. Il nostro obiettivo è, in fin dei conti, quello di proteggere bambini e giovani dalle pericolose bande giovanili. D’altro canto, a El Salvador va decisamente migliorata l’istruzione.
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